Sin dalla nascita il bambino è immerso in un mondo culturalizzato, egli dunque partecipa della cultura, pur dovendosi prendere atto che non sempre egli fruisce di tutte quante le potenzialità della cultura: vive come soggetto immerso in un mondo incantato e popolato di presenze più o meno attraenti (o più o meno ostili) di cui non avverte né le voci né i colori né i rilievi. Per lui accedere alla cultura significa allora qualcosa di più specifico. Significa poter dichiarare la propria presenza fra questi suoni, fra questi colori, fra queste forme, e parallelamente rendersi disponibile a riceverne messaggi, richiami, sostegni, suggestioni, proposte. Senza questo suo atto di presenza, senza questa sua dichiarazione d’esserci, la cultura resterebbe come un orizzonte nascosto, o come un quadro non visto, o come una foresta inesplorata, o un concerto non ascoltato. Ma proprio quando il bambino dichiara il suo essere al mondo, il rischio è che il mondo lo raggiunga impetuosamente, quasi soverchiandolo, con una infinità di messaggi che qualche volta diventano rumore assordante, null’altro che chiasso. Ecco allora l’esigenza di far emergere dall’indeterminato del disegno culturale, il reticolato di senso e di significato che conferisce identità, spessore e leggibilità al contesto culturale. Il saggio prende in esame i criteri da seguire per consentire al bambino una attiva e piena partecipazione culturale.
Il bambino e la cultura
PAPARELLA, Nicola
2005-01-01
Abstract
Sin dalla nascita il bambino è immerso in un mondo culturalizzato, egli dunque partecipa della cultura, pur dovendosi prendere atto che non sempre egli fruisce di tutte quante le potenzialità della cultura: vive come soggetto immerso in un mondo incantato e popolato di presenze più o meno attraenti (o più o meno ostili) di cui non avverte né le voci né i colori né i rilievi. Per lui accedere alla cultura significa allora qualcosa di più specifico. Significa poter dichiarare la propria presenza fra questi suoni, fra questi colori, fra queste forme, e parallelamente rendersi disponibile a riceverne messaggi, richiami, sostegni, suggestioni, proposte. Senza questo suo atto di presenza, senza questa sua dichiarazione d’esserci, la cultura resterebbe come un orizzonte nascosto, o come un quadro non visto, o come una foresta inesplorata, o un concerto non ascoltato. Ma proprio quando il bambino dichiara il suo essere al mondo, il rischio è che il mondo lo raggiunga impetuosamente, quasi soverchiandolo, con una infinità di messaggi che qualche volta diventano rumore assordante, null’altro che chiasso. Ecco allora l’esigenza di far emergere dall’indeterminato del disegno culturale, il reticolato di senso e di significato che conferisce identità, spessore e leggibilità al contesto culturale. Il saggio prende in esame i criteri da seguire per consentire al bambino una attiva e piena partecipazione culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.