Il saggio è parte di un volume dedicato alla festa in Italia, intesa come opera d’arte totale, laboratorio di tutte le arti. L’attenzione si focalizza non solo su Lecce, ma anche su una serie di centri solo in apparenza “minori”: Galatone e Galatina, luoghi di sperimentazione fra Cinque e Seicento nel campo teatrale e dell’effimero, ma anche Cavallino, feudo dei Castromediano, investito da una serie di opere pubbliche soprattutto a seguito delle nozze di Francesco Castromediano con Beatrice Acquaviva d’Aragona (1637). Le esequie di quest’ultima portano all’allestimento di un grandioso catafalco che si ispira al mausoleo che alcuni decenni prima Domenico Fontana aveva progettato per Filippo II in Napoli e si avvale dell’"Iconologia" di Cesare Ripa, utilizzata negli stessi anni anche per l’arredo della “galleria” del castello, un precoce esempio di spazialità barocca. Il leit-motiv delle “acque vive” che caratterizza l’apparato di Beatrice diviene nel saggio lo spunto per creare un trait-d’union e un ideale gemellaggio fra Cavallino e due importanti centri di irradiazione culturale in Terra di Bari: Acquaviva delle Fonti con la corte dei de Mari (famiglia genovese) e Conversano con quella degli Acquaviva. Esempi emblematici sono gli apparati allestiti nel primo in occasione delle nozze di Giovan Battista de Mari con Laura Doria; nel secondo, per le nozze di Dorotea dei duchi d’Atri con Giulio Antonio Acquaviva. A metà del Seicento Lecce assume un ruolo di città capitale non solo nel campo dell’architettura “permanente” ma anche dell’effimero. Nel 1666 sono celebrate in Duomo le esequie per Filippo IV con un catafalco molto simile a quello eretto nella stessa circostanza a Napoli da Antonio Picchiatti. Se sono note le feste leccesi fra Sei e Settecento in occasione dell’arrivo di vescovi o di sovrani (si ricorda da ultimo il viaggio di Ferdinando IV nel 1797), meno conosciute sono quelle in altri centri della Provincia come Gallipoli, che nel XVIII secolo rafforza il proprio ruolo di centro commerciale favorito dai traffici del porto dal quale partiva l’olio prodotto nell’entroterra.

Ingressi trionfali e teatri di morte. Momenti dell'effimero tra Cinque e Ottocento nella Puglia Meridionale

CAZZATO, Vincenzo
2007-01-01

Abstract

Il saggio è parte di un volume dedicato alla festa in Italia, intesa come opera d’arte totale, laboratorio di tutte le arti. L’attenzione si focalizza non solo su Lecce, ma anche su una serie di centri solo in apparenza “minori”: Galatone e Galatina, luoghi di sperimentazione fra Cinque e Seicento nel campo teatrale e dell’effimero, ma anche Cavallino, feudo dei Castromediano, investito da una serie di opere pubbliche soprattutto a seguito delle nozze di Francesco Castromediano con Beatrice Acquaviva d’Aragona (1637). Le esequie di quest’ultima portano all’allestimento di un grandioso catafalco che si ispira al mausoleo che alcuni decenni prima Domenico Fontana aveva progettato per Filippo II in Napoli e si avvale dell’"Iconologia" di Cesare Ripa, utilizzata negli stessi anni anche per l’arredo della “galleria” del castello, un precoce esempio di spazialità barocca. Il leit-motiv delle “acque vive” che caratterizza l’apparato di Beatrice diviene nel saggio lo spunto per creare un trait-d’union e un ideale gemellaggio fra Cavallino e due importanti centri di irradiazione culturale in Terra di Bari: Acquaviva delle Fonti con la corte dei de Mari (famiglia genovese) e Conversano con quella degli Acquaviva. Esempi emblematici sono gli apparati allestiti nel primo in occasione delle nozze di Giovan Battista de Mari con Laura Doria; nel secondo, per le nozze di Dorotea dei duchi d’Atri con Giulio Antonio Acquaviva. A metà del Seicento Lecce assume un ruolo di città capitale non solo nel campo dell’architettura “permanente” ma anche dell’effimero. Nel 1666 sono celebrate in Duomo le esequie per Filippo IV con un catafalco molto simile a quello eretto nella stessa circostanza a Napoli da Antonio Picchiatti. Se sono note le feste leccesi fra Sei e Settecento in occasione dell’arrivo di vescovi o di sovrani (si ricorda da ultimo il viaggio di Ferdinando IV nel 1797), meno conosciute sono quelle in altri centri della Provincia come Gallipoli, che nel XVIII secolo rafforza il proprio ruolo di centro commerciale favorito dai traffici del porto dal quale partiva l’olio prodotto nell’entroterra.
2007
9788880168447
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