Il consolidamento della presenza dell'ENI in Iraq e l'approfondimento della partnership petrolifera con le autorità di Baghdad nel corso degli anni Settanta si rivelarono assai utili nell'affrontare le crisi energetiche internazionali e gli shock petroliferi determinati dalle decisioni prese dai paesi mediterranei e mediorientali produttori di petrolio, in grado di mettere in crisi le economie occidentali e di gettare nel panico i paesi consumatori . Di fronte a uno scenario caratterizzato da minacce alla sicurezza energetica per le ritorsioni politiche legate al conflitto arabo-israeliano in Palestina e dalla crescente volatilità dei prezzi petroliferi, la partnership con l'Iraq assunse un ruolo centrale nella strategia petrolifera dell'ENI: le forniture petrolifere irachene, infatti, con il loro corollario di cooperazione in campo tecnico ed economico, costituirono la principale risorsa a disposizione dell'azienda di Stato nell'area mediorientale, per garantire al paese la continuità e la stabilità dell'approvvigionamento energetico. La partnership con le aziende di Stato irachene, cercata a lungo dalla dirigenza dell'ENI e raggiunta grazie alla costruzione lenta, graduale e a volte complicata, di un intenso rapporto con i vertici politici ed economici di Baghdad, rappresentò, forse, una delle attuazioni di maggior successo della strategia pianificata dall'ente, per affrontare i radicali mutamenti negli assetti petroliferi mondiali degli anni Settanta. La presenza in territorio iracheno non solo dell'AGIP, ma della maggior parte delle società del gruppo, anche di quelle non direttamente coinvolte nel ciclo produttivo petrolifero, fu infatti la diretta conseguenza della costante ricerca di quel legame diretto tra paesi produttori e consumatori, in grado di tutelare gli interessi di lungo periodo delle due aree economiche, europea e mediorientale, in virtù di un benefico bilanciamento tra le forniture di greggio e il trasferimento di beni e servizi indispensabili per diversificare la crescita economica dei paesi arabi. Tramontata l'epoca delle concessioni petrolifere e mutato il ruolo delle grandi compagnie internazionali, per un'azienda pubblica attiva nel settore dell'energia di un paese privo di fonti petrolifere, l'unica strategia possibile sembrava essere quella della cooperazione diretta: ultima valida carta per migliorare le possibilità di approvvigionamento e metterlo al riparo dai contraccolpi di un mercato fortemente instabile come quello petrolifero degli anni Settanta. In cambio dell'apporto cooperativo assicurato dalle società del gruppo, si sarebbero potuti chiedere diritti esclusivi per disporre di fonti energetiche in un quadro di stabilità dei prezzi e di continuità delle forniture. Si trattava di una linea d'azione che avrebbe potuto avere successo solo se sorretta dal potere pubblico e dall'appoggio politico nazionale, assiduo e convinto, tanto sul piano interno, quanto su quello internazionale: tutte circostanze, che nella seconda metà degli anni Settanta sembrarono verificarsi nel caso delle relazioni con l'Iraq, consentendo all'ENI di poter contare sull'apporto costante del greggio iracheno e di porre in qualche modo rimedio alle difficoltà sperimentate nei rapporti con gli altri partner mediorientali.
L'ENI e il petrolio dell'Iraq negli anni Settanta: tra crisi energetiche e nazionalismo arabo
BUCARELLI, MASSIMO
2014-01-01
Abstract
Il consolidamento della presenza dell'ENI in Iraq e l'approfondimento della partnership petrolifera con le autorità di Baghdad nel corso degli anni Settanta si rivelarono assai utili nell'affrontare le crisi energetiche internazionali e gli shock petroliferi determinati dalle decisioni prese dai paesi mediterranei e mediorientali produttori di petrolio, in grado di mettere in crisi le economie occidentali e di gettare nel panico i paesi consumatori . Di fronte a uno scenario caratterizzato da minacce alla sicurezza energetica per le ritorsioni politiche legate al conflitto arabo-israeliano in Palestina e dalla crescente volatilità dei prezzi petroliferi, la partnership con l'Iraq assunse un ruolo centrale nella strategia petrolifera dell'ENI: le forniture petrolifere irachene, infatti, con il loro corollario di cooperazione in campo tecnico ed economico, costituirono la principale risorsa a disposizione dell'azienda di Stato nell'area mediorientale, per garantire al paese la continuità e la stabilità dell'approvvigionamento energetico. La partnership con le aziende di Stato irachene, cercata a lungo dalla dirigenza dell'ENI e raggiunta grazie alla costruzione lenta, graduale e a volte complicata, di un intenso rapporto con i vertici politici ed economici di Baghdad, rappresentò, forse, una delle attuazioni di maggior successo della strategia pianificata dall'ente, per affrontare i radicali mutamenti negli assetti petroliferi mondiali degli anni Settanta. La presenza in territorio iracheno non solo dell'AGIP, ma della maggior parte delle società del gruppo, anche di quelle non direttamente coinvolte nel ciclo produttivo petrolifero, fu infatti la diretta conseguenza della costante ricerca di quel legame diretto tra paesi produttori e consumatori, in grado di tutelare gli interessi di lungo periodo delle due aree economiche, europea e mediorientale, in virtù di un benefico bilanciamento tra le forniture di greggio e il trasferimento di beni e servizi indispensabili per diversificare la crescita economica dei paesi arabi. Tramontata l'epoca delle concessioni petrolifere e mutato il ruolo delle grandi compagnie internazionali, per un'azienda pubblica attiva nel settore dell'energia di un paese privo di fonti petrolifere, l'unica strategia possibile sembrava essere quella della cooperazione diretta: ultima valida carta per migliorare le possibilità di approvvigionamento e metterlo al riparo dai contraccolpi di un mercato fortemente instabile come quello petrolifero degli anni Settanta. In cambio dell'apporto cooperativo assicurato dalle società del gruppo, si sarebbero potuti chiedere diritti esclusivi per disporre di fonti energetiche in un quadro di stabilità dei prezzi e di continuità delle forniture. Si trattava di una linea d'azione che avrebbe potuto avere successo solo se sorretta dal potere pubblico e dall'appoggio politico nazionale, assiduo e convinto, tanto sul piano interno, quanto su quello internazionale: tutte circostanze, che nella seconda metà degli anni Settanta sembrarono verificarsi nel caso delle relazioni con l'Iraq, consentendo all'ENI di poter contare sull'apporto costante del greggio iracheno e di porre in qualche modo rimedio alle difficoltà sperimentate nei rapporti con gli altri partner mediorientali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.