E' una breve breve presentazione dei contributi del volume. Dapprima Elisabetta Benigni e Fabrizio Lelli, una giovane e agguerrita arabista e un noto semitista, pur evitando chimere di cogenza intertestuale inseguono i complessi e nutrienti nessi interdiscorsivi fra l’opera dantesca e le culture del Mediterraneo: Benigni riprende in mano, con nuovi argomenti, la vessata e sempre risorgente querelle dei rapporti del Libro della Scala con la Commedia; Lelli batte la strada, nella dantistica percorsa da qualche pioniere solo negli ultimi decenni, della mistica ebraica medievale, attraverso canali di trasmissione finora trascurati. E non si vorrà allora qui omettere che l’Università del Salento ospita, presso la sua Scuola Superiore, un vivace e aggregante laboratorio di studi interdisciplinari sul Mediterraneo. L’intervento di Donato Pirovano sull’endiadi (in offerta così provocatoriamente romantica...) di amore e morte nella Vita Nuova fece da architrave alle cinque relazioni del maggio 2017: in esso, il dantista di lungo corso fonde parte del tesoro esperienziale che ha accumulato preparando un commento, nel frattempo uscito alle stampe e già inaggirabile per gli studiosi, al libello giovanile dantesco. Pirovano spartisce il campo alle ultime due relazioni, entrambe centrate sulla semantica di un lemma, di una parola-mondo dentro l’eccedente mondo dantesco: un benemerito degli studi letterari medievistici, quale Luigi Surdich, si concentra sulle vicende della «compassione», sui riflessi prismatici di questa nelle strategie di racconto che da Dante conducono a Boccaccio; Riccardo Viel, filologo romanzo di giovane età ma di antica e memore scuola, promuove un’archeologia della «leggiadria» dantesca, tra lirica provenzale e lirica italiana duecentesca, pervenendo a non triviali, non prevedibili esiti di accertamento di senso e di ricostruzione culturale.
Presentazione
Valter Leonardo Puccetti
2020-01-01
Abstract
E' una breve breve presentazione dei contributi del volume. Dapprima Elisabetta Benigni e Fabrizio Lelli, una giovane e agguerrita arabista e un noto semitista, pur evitando chimere di cogenza intertestuale inseguono i complessi e nutrienti nessi interdiscorsivi fra l’opera dantesca e le culture del Mediterraneo: Benigni riprende in mano, con nuovi argomenti, la vessata e sempre risorgente querelle dei rapporti del Libro della Scala con la Commedia; Lelli batte la strada, nella dantistica percorsa da qualche pioniere solo negli ultimi decenni, della mistica ebraica medievale, attraverso canali di trasmissione finora trascurati. E non si vorrà allora qui omettere che l’Università del Salento ospita, presso la sua Scuola Superiore, un vivace e aggregante laboratorio di studi interdisciplinari sul Mediterraneo. L’intervento di Donato Pirovano sull’endiadi (in offerta così provocatoriamente romantica...) di amore e morte nella Vita Nuova fece da architrave alle cinque relazioni del maggio 2017: in esso, il dantista di lungo corso fonde parte del tesoro esperienziale che ha accumulato preparando un commento, nel frattempo uscito alle stampe e già inaggirabile per gli studiosi, al libello giovanile dantesco. Pirovano spartisce il campo alle ultime due relazioni, entrambe centrate sulla semantica di un lemma, di una parola-mondo dentro l’eccedente mondo dantesco: un benemerito degli studi letterari medievistici, quale Luigi Surdich, si concentra sulle vicende della «compassione», sui riflessi prismatici di questa nelle strategie di racconto che da Dante conducono a Boccaccio; Riccardo Viel, filologo romanzo di giovane età ma di antica e memore scuola, promuove un’archeologia della «leggiadria» dantesca, tra lirica provenzale e lirica italiana duecentesca, pervenendo a non triviali, non prevedibili esiti di accertamento di senso e di ricostruzione culturale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.